Noemi Zanella è stata ritrovata dal papà a Rzeszòw, piccola cittadina polacca al confine con l’Ucraina dove, un anno dopo la scomparsa della piccola, è iniziata la guerra ‘grazie’ all’invasione russa. Il ritrovamento è avvenuto mercoledì 5 giugno, dopo un messaggio anonimo arrivato sul cellulare dell’uomo che in videoconferenza dall’Ungheria, dove si è fermato per una sosta prima di rientrare in Italia, spiega il “miracolo”. “Il ritrovamento di mia figlia non è avvenuto grazie alle forze dell’ordine”, ha precisato Zanella parlando di “una situazione di collusione della polizia polacca, con le spie interne che facevano il doppio gioco”.

Insieme alla Nonna, che nelle ultime settimane ha raggiunto il papà Filippo in Polonia, aveva appurato che la figlia Noemi “usciva di casa per stare in chiesa e ci rimaneva 5-6 ore al giorno, poi tornava a casa. Non aveva una scuola o amici, non ha mai avuto contatti con italiani”. Poi la svolta: Zanella riceve un messaggio di “un misterioso angelo custode, una persona che mi ha inviato una lettera con posta prioritaria in cui era indicata la posizione esatta di mia figlia. Non abbiamo la più pallida idea di chi sia, forse qualche persona all’interno della Caritas o qualche personalità ecclesiastica”.

Ma quando l’investigatore ha riferito al giudice l’indirizzo in cui si trovavano madre e figlia e questo lo ha comunicato alla polizia, le due sono scappate. “Abbiamo dovuto farlo per strada, è stato molto difficile perché la madre era violenta”, racconta Zanella. Una volta riabbracciata la figlia (la madre è scomparsa nuovamente nel nulla), il fisioterapista romagnolo pensa solo a tornare quanto prima a casa.