Il messaggio lasciato dal mostro, oltre a scagionare Stefano, aggiungeva un'informazione inquietante. "Vi consiglio di sbrigarvi evitando altre figuracce - lessero le forze dell'ordine sul foglio - Non poltrite. Muovetevi [...] perché vi ho scritto di sbrigarvi? Perché ho deciso di colpire di nuovo la prossima settimana". Così il mostro annunciò il suo prossimo omicidio. La settimana dopo però non successe nulla. Ma l'8 aprile del 1993, la madre di Simone si accorse che la foto sulla tomba del figlio era scomparsa: l'uomo lo aveva ucciso era tornato, come ipotizzato dal poliziotto, ma non c'era nessuna telecamera a riprenderlo.
Poi il 7 agosto del 1993 l'incubo tornò. Erano le 10 del mattino quando Lorenzo Paolucci, 13 anni, uscì dalla casa di Casale in sella alla bicicletta. Disse al nonno che avrebbe fatto un giro, ma sarebbe tornato per l'ora di pranzo. Ma, passate le 12, di Lorenzo non c'era ancora nessuna traccia e i familiari diedero l'allarme.
In un attimo la mente corse al 4 ottobre precedente, quando Simone scomparve. Immediate le ricerche alle quali parteciparono squadre cinofile, agenti di polizia e abitanti della zona. Poi, nel bosco sopra il paese, la triste scoperta: il corpo di Lorenzo giaceva a terra, con "il viso coperto di sangue e un'orrenda ferita alla testa", secondo quanto scrisse l'Unità. Il mostro aveva prestato fede alle sue parole e aveva colpito di nuovo.
Questa volta però qualche traccia la aveva lasciata: dal cadavere del piccolo infatti partiva una scia del terreno (forse dovuta al trascinamento del corpo) lungo la quale vi erano anche alcune tracce di sangue e un orologino. Seguendola, gli inquirenti vennero condotti fino alla casa delle vacanze di un medico di Foligno. In quei giorni nell'abitazione era presente il figlio 24enne, Luigi Chiatti. Luigi, nato come Antonio Rossi, era stato adottato dal medico e dalla moglie quando aveva 6 anni e gli era stato cambiato il nome. Fino a quel momento il bambino aveva vissuto in un orfanotrofio.
Quando la polizia raggiunse la casa di Chiatti si accorse che il pavimento del salone era stato lavato da poco. "In serata, un fermo - scrisse l'Unità - un ragazzo di venti anni, forse figlio di un medico o di un farmacista. Di lui non si sa ancora niente. Salvo il fatto che lo stanno interrogando da ore". Ma Luigi Chiatti continuava a negare. Uun testimone riferì di aver visto aver visto un uomo buttare due sacchi in alcuni cassonetti: dentro, gli inquirenti trovarono abiti insanguinati e la foto della tomba di Simone. Il testimone riconobbe Chiatti come la persona che aveva buttato i sacchi. A quel punto Luigi crollò.