Il giorno seguente al delitto-Lepre, le Forze dell’Ordine, su delega della Procura, ritornarono sul luogo del ritrovamento del cadavere della Lepre per proseguire i rilievi, ma accadde qualcosa di strano: un uomo in preda alla disperazione, non lontano dal punto in cui il corpo di Marina Lepre giaceva, delirava chiedendo perdono. Gli inquirenti scoprirono che si trattava di un sessantenne laureato in ginecologia che non aveva mai esercitato la professione medica a causa dei suoi disturbi psichici.
A questo punto i sospetti sull’uomo diventarono sempre più forti.
Da alcune indiscrezioni, infatti, emerse che in passato l’uomo assunto come cameriere , si era appartato sul luogo di lavoro in stato confusionale simulando un parto cesareo. Inoltre, una donna riferì che durante una telefonata con il fratello del principale e unico sospettato questi dichiarò : “Ho dovuto tenere mio fratello chiuso in camera per impedirgli di uscire, perché pioveva”.
Tuttavia, alla procura non sembrò avere elementi sufficienti per mandarlo a processo e durante le indagini il sospettato morì, portando con sé ogni risposta.