L’associazione mafiosa è definita nel nostro codice penale dall’art. 416 bis: ”…L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in maniera diretta o indiretta la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri…”.
In Italia rispondono a questa definizione numerose associazioni mafiose, tra cui le più note sono Cosa Nostra e la Stidda siciliane, la ‘Ndrangheta calabrese, la Sacra Corona Unita pugliese, la Camorra napoletana. Molte sono le associazioni mafiose analoghe, nate e operanti in altri Paesi: Cina (Triadi), Giappone (Yakuza), Russia, Albania, Cecenia, Turchia, Colombia. Tutte prevedono dei riti di iniziazione per entrare a far parte dell’organizzazione, millantando un presunto codice d’onore criminale, al cui centro starebbe la difesa dei poveri e degli indifesi contro i ricchi e i potenti. In realtà tutte iniziano estorcendo denaro alla gente comune, taglieggiando le attività legali, per poi reinvestire il denaro così accumulato in attività illegali e traffici illeciti.
L’associazione mafiosa ha come caratteristica principale la ricerca di un assoluto controllo del territorio, che la porta a volersi sostituire allo Stato di diritto nelle sue prerogative (monopolio della violenza, della legislazione e del giudizio), fino a costituirsi come controstato. Per realizzare i suoi scopi la criminalità mafiosa, a differenza di altre forme di criminalità organizzata, tende a mescolarsi con la società civile e ad intrattenere rapporti corruttivi col mondo politico, imprenditoriale, finanziario. La mafia si comporta come un potere politico totalitario, che persegue ricchezza, potere, impunità.
L’associazione mafiosa ha una struttura interna di tipo gerarchico; mantiene la segretezza sui rapporti interni all’associazione; ha una programmazione permanente delle azioni delittuose; si avvale dell’intimidazione, della corruzione e della violenza per mantenere il controllo del territorio; reinveste gli utili tratti dalla sua attività; ha un rapporto stabile con uno o più studi legali che lavorano esclusivamente per il gruppo criminale e sono in grado di difenderne costantemente gli associati. Le attività che caratterizzano le organizzazioni mafiose (principalmente armi, droga, traffico di capitali e di esseri umani, scommesse e gioco d’azzardo, usura, intermediazione commerciale soprattutto in campo agricolo, smaltimento di rifiuti) le portano ad allargare costantemente la loro sfera d’azione, ben oltre i confini nazionali. Il fatturato complessivo annuo delle attività mafiose è stimato in 130 miliardi di euro.