Sono le 7.30: una domestica porta la colazione in camera alla contessa. Un’ora dopo la signora scende al piano di sotto, poi torna nella sua stanza. Alle 9.15 una cameriera e la figlia Domitilla bussano alla porta della sua camera ma è chiusa dall’interno e la contessa non risponde. Ritentano circa un’ora dopo ma nulla. La domestica inizia a preoccuparsi, cerca la chiave di riserva, apre la porta e trova il corpo della contessa disteso sul pavimento. La sua testa è avvolta in un lenzuolo insanguinato. Alberica è stata colpita da un oggetto, forse uno zoccolo, e poi strangolata. È distesa a pancia in giù. Dalla stanza mancano dei gioielli. A ritrovare il suo corpo, insieme alla domestica, è sua figlia Domitilla. Nella villa sono presenti i due figli, due domestiche filippine, la babysitter inglese Melanie Uniacke e quattro operai che vanno su e giù per i preparativi della festa.
Le indagini
Da cornice di grandi festeggiamenti la villa diventa la scena del crimine su cui arrivano presto i carabinieri e Michele Finocchi, amico di famiglia e funzionario del Sisde. Il caso viene affidato al pubblico ministero Cesare Martellino e al suo collaboratore Federico De Siervo. Si concentrano inizialmente sull’ipotesi del delitto passionale ma la pista viene presto scartata. Non ci sono testimoni, le indagini sono difficili. I primi sospetti ricadono su Mattei ma cadono subito. Viene richiesto l’esame del Dna per due sospettati: Roberto Jacono, figlio dell’insegnante privata dei figli della contessa, con problemi psichici, e Manuel Winston Reyes, cameriere filippino che è stato licenziato da poco dalla contessa dopo una burrascosa discussione su un prestito ottenuto dalla nobildonna e mai restituito. Le analisi scagionano entrambi. Partono le piste più improbabili ma nell’autunno del 1991, il pubblico ministero decide di sospendere le indagini che pare non portino a nulla.