Nell’ottobre del 1993 c’è una pista che esplode in uno scandalo, quello relativo ad alcuni fondi neri del Sisde. Uomini dei servizi vengono indagati tra cui Michele Finocchi, un amico della famiglia Mattei-Filo della Torre. Viene dimostrata la completa estraneità della famiglia Mattei ai fatti. Sotto il torchio del pubblico ministero finiscono alcuni conti svizzeri intestati alla contessa, inseguendo presunti legami di Mattei con alcuni funzionari del Sisde (che poi finiranno in manette) ma anche questa pista è del tutto inconcludente perché Mattei è estraneo a tutto questo, come emerge dalle indagini. Non c’è nessuna anomalia nei conti della contessa – ipotesi che verrà avanzata nel ’96 dal procuratore Italo Ormanni che farà un altro buco nell’acqua – né sussistono legami tra la loro famiglia e il Sisde.
La riapertura del caso
È il 2007, il marito della contessa chiede ulteriori analisi su tutti i reperti e in particolare sul lenzuolo utilizzato per avvolgere il capo della vittima. Punta molto sulle nuove tecniche investigative. Nemmeno le nuove analisi portano a un risultato e le indagini vengono archiviate nel 2008 ma Mattei si oppone e vengono disposti nuovi accertamenti. Stavolta, l’incarico viene affidato al Ris e l’esame del Dna, in data 29 marzo del 2011 quindi ben vent’anni dopo, inchioda il domestico filippino Manuel Winston Reyes. Un magistrato recupera le registrazioni delle telefonate di anni prima (ignorate nel corso delle precedenti indagini) in cui l’uomo tratta con un ricettatore la vendita dei gioielli rubati alla contessa. Quella registrazione, una prova certa della sua colpevolezza, è rimasta inascoltata per vent’anni negli archivi della procura, quando ad occuparsi del caso erano i procuratori Italo Ormanni (procuratore aggiunto) e Cesare Martellino.